"Tutte le cose ritornano", Il salotto del camposanto, di Loredana Costantini

07.11.2010 15:15

Prefazione di Bruno Cascianelli al libro di Loredana Costantini "Tutte le cose ritornano"

Tutte le cose ritornano. Ѐ una affermazione che Loredana Costantini fa scaturire dalla forza di immaginazione cui la costringe un evento doloroso. Potremmo anche dire da una speranza così radicata da farle confondere il sogno con la realtà. Per nostra fortuna. Perché altrimenti non avremmo avuto questo bel libro dove sono posti a confronto, contemporaneamente e contestualmente, i due mondi più antitetici di cui l’uomo abbia consapevolezza: il mondo terreno e il mondo dell’aldilà. Più concretamente, il mondo dei vivi e quello dei morti. Sia pure in forma romanzata, la finalità che si propone l’Autrice è quella di dimostrare che non esiste frattura fra i due mondi; che pensieri, sensazioni, dolori, amori, speranze e certezze, debolezze e pseudo virtù appartengono ai vivi e ai morti, che quanto di incompiuto e di imperfetto appare nel mondo dei vivi va a compiersi e perfezionarsi in quello dei morti. Alla fine il cerchio della vita si chiude sempre senza lasciare residui ingombranti, perché la vita di qua inconsapevolmente pone quei tasselli che andranno ad incastrarsi nel puzzle predisposto per chi è già di là, per cui ecco che ogni cosa lasciata in sospeso o interrotta è tale solo apparentemente, perché alla fine “tutte le cose ritornano”, tutta la verità, anzi La Verità, si disvela allo sguardo e alla coscienza dei vivi e dei morti.

Ciò premesso, sembrerebbe un romanzo di tipo quasi religioso, per la consolazione dei più, invece il racconto è di una modernità assoluta, con un guizzo geniale di trovate che, a dispetto dell’apparente contenuto, sprizzano ironia a non finire. Perché il romanzo si svolge soprattutto con un dialogo continuo e costante, separatamente in capitoli dedicati al mondo dei vivi e al “salotto del Camposanto”, dove le problematiche dei primi sono più seriose di quelle che riguardano gli ospiti del Camposanto: personaggi i più vari che possano immaginarsi: una ragazza un po’ irrequieta che si dispera di aver lasciato una figlioletta che mai la conoscerà, una padrona del salotto che s’innamora (ma non vuole confessarlo) di un simpatico “strizzacervelli” che alla fine si rivelerà inopinatamente per quello che “Ѐ”, un ansioso giovanotto che riceve sulla sua tomba la visita di una misteriosa dama in nero e reclama una parte di sé che è ancora rimasta nel mondo dei vivi, ed altri personaggi che entrano di soppiatto sulla scena del racconto rappresentando un “modus vivendi” quasi invidiabile rispetto a quello dei provvisori viventi. La scrittura è limpida, frizzante, cosa terribilmente difficile se concentrata soprattutto nei dialoghi, che in questo romanzo costituiscono la parte prevalente. Dialoghi gustosissimi, specialmente quelli del “salotto del Camposanto”, dove la scelta del termine “Camposanto” in luogo di quello di “Cimitero” la dice lunga sulla forse inconsapevole certezza che “l’Aldilà” non è soltanto un luogo di penosa dormizione in attesa di chissà quale evento, ma la residenza, anch’essa provvisoria, di anime emendate di tutte le colpe e i difetti in attesa di chiudere quel cerchio dentro il quale “Tutte le cose ritornano”.

Di più non si può dire, perché non lo consente la sorpresa del “Deus ex machina” che Loredana Costantini ha sapientemente dosato in tutta la stesura del racconto.

Bruno Cascianelli